Un nuovo manifesto femminista. Perché?

Le donne non sono uomini (corollario: gli uomini non sono donne).
Sembra lapalissiano, e se fossimo tutti d'accordo potrei anche chiudere qui questo blog. 
Ma così non è, e da un po' osservo con curiosità mista a preoccupazione lo strano fenomeno universale per cui le donne fanno letteralmente di tutto per credere, e farci credere, di essere uguali agli uomini, cosa che non ha alcun senso: se fossero uguali agli uomini, sarebbero uomini.

Premessa necessaria: non sto affermando che non vi sia (o che non vi sia stata) discriminazione nei confronti delle donne, tutt'altro. Sto affermando che c'è una discriminazione legittima (NB: discriminazione = Distinzione operata in seguito a un giudizio o ad una classificazione) e una del tutto illegittima.

Facciamo un esempio: se dico che le donne sono anatomicamente e psicologicamente diverse dagli uomini, sto legittimamente discriminando. Le donne, in effetti, sono diverse dagli uomini.
Se però dico che una donna che fa lo stesso lavoro del suo collega maschio (con il medesimo inquadramento, orario e impegno, cioè nelle medesime condizioni contrattuali) deve essere pagata diversamente "in quanto donna", allora sto discriminando del tutto illegittimamente. E pure stupidamente, direi.
Chiarito questo aspetto necessario del fenomeno "discriminazione", possiamo procedere oltre.

Dicevamo che le donne sono diverse dagli uomini. Bella scoperta, no? 
Eppure a causa di un gigantesco equivoco chiamato "femminismo" siamo arrivati alla follia di negare ogni differenza tra uomo e donna, a partire dal... sesso.

Nella lingua di Dante manca un termine per indicare ciò che gli anglosassoni indicano con il termine "gender". Noi lo chiamiamo sesso (sesso maschile e sesso femminile, insomma) ma così facendo rischiamo di far confusione con quell'attività tanto piacevole e funzionalmente finalizzata alla procreazione...

La follia, dicevamo, del negare la distinzione tra uomo e donna consiste nella cosiddetta "teoria del gender" per cui il sesso non è direttamente collegato ai naturali attributi (maschili o femminili) bensì a qualcosa che uno "sente". Hai un gingillo pendulo tra le gambe, barba e baffi, spalle larghe e bicipiti come palloni da rugby? Non è detto che tu sia un uomo, potresti anche essere donna, se intimamente ti senti così (o un misto dei due, o nessuno dei due, o tutti e due contemporaneamente, o qualsiasi altra cosa ti piaccia sentirti. Ma stiamo divagando).

Con questa "teoria" abbiamo superato l'ostacolo delle differenze anatomiche e fisiche, e così eliminato il problema della definizione naturale, per cui se uno ha un pene e un decente irsutismo sarà, con ogni probabilità, un uomo, mentre se una ha un paio di tette e una vagina sarà, con ogni probabilità, una donna (bisogna sempre lasciare lo spazio per le eccezioni, la natura, come sappiamo, non sempre è perfetta).

Ecco quindi che l'ideologia femminista ha compiuto l'impossibile, rendendo uguale ciò che uguale non è, perché non lo è mai stato, perché la natura lo ha creato diverso sin da quando i protoumani vivevano ancora sugli alberi.

Eppure, la differenza tra uomini e donne è sotto i nostri occhi, la vediamo, la sentiamo, la tocchiamo, la percepiamo  quotidianamente con tutti i nostri sensi. Ma, incredibilmente, non basta.
Com'è che siamo arrivati a questa follia del negare la palese, meravigliosa differenza?
Forse abbiamo bisogno di schiarirci le idee. 
Abbiamo bisogno di un nuovo manifesto femminista.



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